Geneiron:
Il Geneiron, è un rito di origine precristiana, che è sopravvissuto sino ad oggi. La tradizione prevede che la sera del 31 gennaio i ragazzi di Bormio transitino per le vie del paese trascinando delle “tolle” (contenitori di latta, come ad esempio barattoli, parti di lamiera, etc.) con l’intento di fare baccano per risvegliare la primavera.
L’Ors de la tana:
La tradizione dell’ors de la tana, prevista per il 2 di febbraio, è un antico uso della popolazione locale che consiste nel fare uscire qualcuno dalla propria abitazione mediante un pretesto ironico. Il malcapitato viene poi accolto da quanti gli hanno giocato lo scherzo col saluto “L’è fora l’ors de la tana” (è uscito l’orso dalla tana).
Anche in questo caso, l’uscita dell'”orso” dal letargo invernale, vuole significare la fine dell’inverno e annunciare la primavera che è alle porte.
Carneval di Mat:
Il Carneval di Mat è un’antichissima tradizione risalente al Quattrocento. Dal giorno di Sant’Antonio abate e per una settimana intera i mat (giovani del paese) prendono il potere in paese e sotto il Kuerc incoronano il Podestà dei Mat. Il bormino prescelto non poteva rifiutare l’incarico divenendo il Monarca dei Matti, in tal modo veniva condotto a Palazzo spodestando il vero Podestà del Contado. Per sette giorni egli deteneva il potere che gli permetteva di avere illimitata giurisdizione. E passava a raccogliere denari per le vie e le abitazioni dei privati che loro malgrado finanziavano le gozzoviglie dei mat del carnevale. Il Podestà dei Mat in questa settimana attraverso un discorso “metteva in Piazza” tutti gli scomodi segreti e gli avvenimenti accaduti durante l’anno. La goliardica settimana terminava ai piedi del Kuerc, ove veniva allestita dagli arlecchini, aiutanti e difensori del Podestà, una grossa polentata a cui partecipavano i poveri del paese. Al termine di questa settimana il Podestà dei Mat perdeva i propri poteri e quasi sempre si riduceva in miseria.
Questa tradizione venne dapprima abolita nel 1755 da un decreto delle Tre Leghe in quanto il Governo grigionese non tollerava influenze sul potere. Tuttavia la protesta dei bormini, legati a questa secolare tradizione, indusse il governo Grigione nel 1766 a revocare e sostituire il decreto con un altro in cui si diceva che non era intenzione delle Tre Leghe abolire quei divertimenti, purché non si commettessero violenze e soprattutto si rispettasse il Palazzo del Podestà.
Questa tradizione restò quindi sospesa per anni, oggi è stata però ripresa, e si celebra all’insegna del proverbio “A Sant’Antoni Abat, al salta fora tucc’ i mat”. Così ogni anno il Podestà dei mat simbolicamente prende il posto del Sindaco di Bormio per un giorno e l’arlecchino capo, al centro della piazza, legge le lamentele che i cittadini depositano durante l’anno nella cassetta dei Mat, posizionata in un angolo della piazza del Kuerc.
I Pasquali:
I Pasquali sono dei carri allegorici a tema religioso. Essi vengono realizzati dai cittadini di Bormio, che divisi in cinque reparti (Maggiore, Dossorovina, Buglio, Combo, Dossiglio), si sfidano nella sfilata che si svolge il giorno di Pasqua. I carri sono rappresentazioni di valore simbolico religioso, sono composti da delle portantine in legno, dette barelle, sulle quali vengono poste delle preziose opere artigianali. La lavorazione dei Pasquali ha inizio, già dopo il Natale, i lavori, coinvolgo sia grandi che piccini, ed avvengono in assoluta segretezza, per evitare le ‘spiate’. La vittoria è concessa al Pasquale che ottiene la valutazione migliore sulla base di vari criteri: aspetto estetico, significato religioso e qualità della lavorazione.
La tradizione dei Pasquali trae origine dalla vecchia usanza del sacrificio dell’agnello ed è presente solo a Bormio e a Roma e da nessun’altra parte. In origine, infatti, il pasquale fu una costruzione sulla quale cittadini dei vari reparti ponevano l’agnello sacrificale da offrire a Dio. La volontà di abbellire, addobbando il proprio carro pasquale, trasformò questo primordiale uso in una vera e propria competizione che sopravvive sino ai nostri giorni nostri.